Cartoni anni ’80: Lucy May e il suo grande sacrificio per papà

“Cara nonnina, sono già passati quasi tre mesi da quando abbiamo lasciato te, gli zii, e la nostra cara inghilterra…”, con queste semplici parole inizia l’avventura di Lucy May in Australia.

Lucy May della famiglia Popple, una bambina unica

Chi è Lucy May? E’ la protagonista dell’omonimo cartone animato (1982, Nippon Animation). Raccolta la storia della famiglia Popple (papà Arthur, mamma Annie e i figli Clara, Ben, Kate, Tob e Lucy May) che ha deciso di lasciare l’Inghilterra per trasferirsi in Australia, per la precisione ad Adelaide. Ambientata a partire dall’anno 1837, racconta del desiderio della famiglia Popple di avere una propria fattoria in Australia, Paese che tanti coloni stanno raggiungendo per le fertili terre che offre.

Diciamolo subito: nei 50 episodi che compongono la serie animata, la sfortuna è spesso al fianco di Lucy May e della sua famiglia. Il sogno di avere una propria fattoria si infrange su ostacoli all’apparenza insormontabili (padre alcolizzato, perdita delle memoria, casa incendiata…). Tutti contro la povera Lucy May che, comunque, non perde mai il sorriso.

La cattiveria dei Petiwell e il sacrificio di Lucy May

I Petiwell sono davvero una spina nel fianco per i Popple. Gli soffieranno terre e lavoro, costringendo il povero Arthur a darsi alla bottiglia. Alla fine, ci pensa Lucy May a risolvere tutto. Dopo aver perso la memoria a causa di un’incidente, la bambina si offre alla famiglia che l’ha salvata (ricchissima). E’ pronta a farsi adottare in cambio di un terreno per il povero padre. Per sua fortuna, la possibile famiglia adottiva rifiuta e concede comunque la terra al padre. Dopo oltre quattro anni di peripezie, la famiglia Popple vede realizzarsi il proprio sogno.

Insomma, una vera e propria via crucis per Lucy May e la sua famiglia. Un racconto di come poteva essere difficile essere dei coloni nel XIX secolo. Un cartone animato che spiega anche quanto sia importante sacrificarsi per quello in cui si crede e, soprattutto, come non bisogna mai arrendersi.

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