Manga Issho: Adriano Barone svela i suoi personaggi preferiti

In arrivo il secondo volume di Manga Issho, la prima rivista europea di manga. Tra i tanti autori coinvolti nel progetto, gente del calibro di Fausto Chiodoni, Federica Di Meo, Ivana Murianni e Manuel Vivian, c’è anche Adriano Barone, poliedrico scrittore. Lo abbiamo intervistato per Collectme.it.

Quando ha capito che sarebbe diventata la sua professione?
“Diciamo che a 14 anni ho deciso che sarebbe diventata la mia professione, ma ci ho messo 15 anni per esordire professionalmente e per 17 anni anni su 20 della mia carriera è stato purtroppo un secondo lavoro. Pagato, perseguito in maniera professionale, ma sempre qualcosa che facevo la sera e nei weekend (e di notte) perchè “di giorno” avevo bisogno di un lavoro nel “mondo reale” che mi permettesse di campare. Tre anni fa invece ho deciso di rischiare: mi sono detto che ormai avevo una certa età, che era da parecchio che avevo deciso di farlo come lavoro ed era ora di provare e riuscirci o serenamente andare a fondo. Per ora il tutto pare reggere”.

Un personaggio dei fumetti che ama particolarmente e perché?
“Oh. Per un lettore che ha decenni di letture alle spalle è veramente una domanda difficile. Limitandomi ai manga direi Joseph Joestar e Bruno Bucciarati da Le bizzarre avventure di Jojo e L di Death Note, perchè sono eroi positivi che combattono (e non vincono sempre, anzi) con la forza dell’intelletto, e non con la forza fisica; e Akito Takagi di Bakuman, che qualche dettaglio a parte, è veramente un mio alter ego perfetto. Se dovessi citare un titolo più recente, Tanjiro e Gyomei di Demon Slayer: il fratello minore e il fratello maggiore che tutti vorremmo. O almeno io li vorrei come tali”.

Un aneddoto curioso/divertente sui tanti lavori che ha fatto…
“La verità è che tutto quello che è davvero curioso e divertente di questo lavoro non è solitamente riferibile. Prendi la serie tv Boris: lo guardi la prima volta e ti fa ridere. Poi lavori per anni in un settore creativo, riguardi Boris e capisci che è assolutamente realistico, anzi forse è fin troppo morbida come rappresentazione della realtà e (citando Renè Ferretti) “non c’è un cazzo da ridere.” I veri scrittori sono persone molto riservate: “riservati” (a noi) sono anche i momenti del lavoro in cui si ride, che sono inevitabilmente quasi sempre tragici e comici allo stesso tempo”.

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